Le cronache della Guerra Di MAR!

jAK 2 ranagade

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  1. Flyingjak
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    Ed eccoli là, le truppe erano pronte e schierate, un esercito che contava ben più di 40.000 uomini, 40.000 soldati armati di pesanti armi bianche pronte a fendere il vento con suoni sottili e vibranti come le stesse lame alla continua ricerca di qualcosa con cui incrociarsi, gli uomini erano pronti e addestrati solo per una cosa, difendere il proprio popolo.
    Spade, alabarde, lancie e archi, ogni arma era stata costruita con una precisione maniacale e ognuno aveva inciso sulla propria, il suo stesso nome tradotto nei dialetti più antichi con calligrafie che neppure i più saggi comprendevano appieno.
    Ogni soldato era protetto da armature color rame che risplendevano e brillavano ardemente come Eco di Luce ogni qualvolta venivano colpite dai raggi del sole che stava tramontando alle loro spalle, armature resistenti come scaglie di squali Lurker e leggere come piume di Flut-Flut, armature che ogni essere sulla terra imparò a temere nel corso dell'ultima era.
    Se i loro antenati li avessero potuti vedere ora, in tutto il loro splendore e coraggio, combattere per la loro terra senza alcun accenno di paura negli occhi, occhi coperti da elmi, ed elmi raffiguranti le loro divinità, i Precursori, le creature più potenti mai esistite, al mondo non c'era modello migliore a cui ispirarsi in quanto a forza e intelligenza, onore e soprattutto coraggio.
    Tutti portavano indosso le antiche armature Precursor, forgiate nelle fornaci delle terre vulcaniche e modellate dal potere dei saggi dell'Eco con tenacia e pazienza inumane, ma d'altronde, si trattava di esseri secolari capaci di cose fuori dal comune nel nome della materia più potente del mondo alla quale portavano tutti immenso rispetto, l'Eco.
    Nessuno sà con esattezza di cosa fosse composto l'Eco, si conosceva il suo potere, la sua luce e colori, diversi in ogni luogo esso si trovava e ognuno con proprietà proprie differenti e ben distinte, in grado di trasformare il meno tenace degli uomini nel più temerario dei guerrieri, ma anche di creare mostri da semplici contadini e uomini d'onore o addirittura capace di farli sparire nell'abbraccio dell'Eco Oscuro, la materia più terribile mai conosciuta sulla Terra, materia che si impadronisce di ogni cosa con cui entra in contatto, ogni cosa, qualunque creatura, causandone l'immediata morte e scomparsa da questo mondo fino a 2 decadi fà, 20 anni erano ormai passati da quando 2 ragazzi, 2 incoscienti giovani provarono il contrario.
    Gli uomini, le 40.000 anime in piedi con lo sguardo fisso verso Est, erano pronte a morire, avevano lasciato famiglie e amanti, amici, figli e parenti, avevano lasciato la loro casa e per quanto ne sapevano, non l'avrebbero mai più rivista, ma anche se i propri fratelli erano lì assieme a loro decisi a difendersi fianco a fianco, non nascondevano una nota di nostalgia che crucciava le loro menti stanche per le fredde serate passate all'agghiaccio e le torride camminate nel deserto.
    I giorni lasciavano spazio ad altri giorni e tutto è servito solo per giungere a questo momento, il momento più importante della loro vita che ne avrebbe segnato la vittoria o la fine, ma in entrambi i casi, il ricordo di quel giorno sarebbe comunque rimasto vivo per generazioni.
    Ognuno dei soldati lì presenti aveva una storia, che fosse stata da raccontare o meno, che sia stata rispettabile o disonorevole o iniziata nel bene o nel male, dovettero abbandonare anche quella, molti erano soldati addestrati, altri semplici contadini, altri ancora mercenari, ladri, assassini e bracconieri, in quel momento ogni uomo era uguale all'altro, il fabbro a destra era fratello del pescatore a sinistra, il quale era a sua volta padre della guardia cittadina come del nobile o il mercante, tutti erano simili per non dire familiari, ognuno era legato da una sola cosa, un solo ideale che lo rendeva del tutto uguale agli altri, una speranza viva e florida, una volontà che sarebbe vissuta in eterno, una scelta e un desiderio ancor più vitale per loro dello stesso Eco che scorreva pulsante nelle loro vene.
    Avevano molto da perdere, ma anche molto da ottenere, tutto oppure niente, questa era l'unica conclusione che sarebbe uscita dalla battaglia entro la fine della giornata e il verdetto spettava solo agli Dèi deciderlo, ma a dispetto di ogni previsione, nessuno dei soldati sembrava temere la prematura dipartita, solo la sottomissione del loro intero popolo li impauriva, solo la schiavitù eterna dei loro cari nel caso la sconfitta si fosse manifestata alla fine di quella maledetta giornata faceva provare loro un profondo dolore, dolore da scacciare ad ogni costo per non rischiare di mutare tale sentimento in nutrimento per l'Eco Oscuro che dorme e riposa in attesa di svegliarsi nel cuore dell'uomo.
    La paura è un virus, la malattia più contagiosa dell'universo e provare odio per il proprio nemico non porta mai a nulla di buono, nessuno ne è immune se esposto ad uno di questi sentimenti, neppure un re, ma i guerrieri sconfiggevano tale angoscia con una sola semplice azione, intonando canti nel nome del loro sovrano creando un profondo coro di voci che si disperdeva fra i volti coperti dell'intero esercito.
    Tutti erano pronti ad attaccare e difendersi, per la maggior parte, le schiere di soldati erano armate, ma altri, alcuni pochi soldati maggiormente corazzati e logicamente più coraggiosi, innalzavano fieri e fermi il simbolo della casata del loro popolo raffigurato su alti stendardi la cui bandiera ondeggiava al ritmo del vento proveniente da Sud, il vento della vittoria a quel tempo, il vento che segnava l'inizio e la fine di un'era e il prologo di una battaglia che sarebbe stata ricordata per sempre da chiunque ne avesse udito o letto le gesta.
    I nemici giungevano da Nord e per gli uomini, le tempeste degli ultimi giorni erano un avvertimento per i nostri avversari: "Tornate a casa..." gridava il vento "...non troverete che sconfitta e distruzione qui!", i Precursori, come in ogni nostra altra battaglia passata, sembrava fossero votati dalla nostra parte e combattevano per e assieme a noi.
    40.000 uomini, tutti diritti e in posizione, perfettamente fermi, la più grande armata che si ricordi da tempi immemori se non da sempre, ma la folta schiera di soldati, per quanto imponente, sembrava davvero minima se rapportata all'immensità dello scenario che si estendeva davanti i loro occhi limpidi e senza macchia racchiusi in quegli emblematici elmi lucenti, una minuscola macchia all'interno di un deserto, un deserto di pietra, pietra che si colorava del colore degli Dèi quando veniva il crepuscolo, confondendo così il nemico data la somiglianza quasi completamente impercettibile con le armature Precursor, una macchinazione ingegnosa e originale partorita dalla mente del nostro grande sovrano.
    Il cielo d'orato sembrava più immenso di qualunque altro giorno, quasi volesse invitare chiunque a perdersi nella sua maestosità sgargiante e luminosa prima del lento avanzare della sera, la quale avrebbe portato con sè l'oscurità che vietò a molti di rivedere la luce del giorno successivo.
    Da Sud si innalzavano folate si sabbia portata dalle dune del deserto meridionale, i granelli sfregavano contro le armature provocando un leggero stridio scivolando oltre i loro corpi, le rocce si ricoprivano delicatamente con un leggero pulviscolo di polvere d'orata, la quale tentava invana di plagiare quel duro e lineare scenario sul quale in futuro sarebbe nata quella che tutti ora conoscono come Heaven City.
    Heaven City, la città rifugio, la città prigione da cui nessuno può fuggire, controllata da sadici, e manipolata da corrotti, città dominata da un tiranno che la portò inevitabilmente alla rovina, ma fortunatamente, questa è un'altra storia.
    Il deserto avanzava, avanzava ogni giorno senza freno e gli uomini avevano bisogno di un territorio sul quale sentirsi al sicuro difesi da forti mura e crescere sempre più forti e sani, una terra propria sul quale creare un nuovo popolo, una nuova famiglia e questo era il luogo scelto da noi, lo reclamammo, ma aimè c'erano altre creature, bestie selvagge che se ne volevano impadronire ad ogni costo.
    Anche se il suono del vento sembrava fare del deserto roccioso la sua colonna sonora, da Est si udivano sempre più chiaramente i tamburi Lurker, tamburi ben conosciuti per i passati attacchi ai villaggi degli uomini, villaggi prosperi, verdi e floridi crescevano in semplicità e pace vivendo di ciò che offriva la terra su cui vivevano fino all'arrivo di quei suoni sordi suoni profondi come l'oceano e temibili come le temibili e misteriose creature che lo popolano, quei tamburi si portavano dietro una scia di distruzione e desolazione, spazzavano via qualunque segno di coraggio e speranza, forza e volontà e vita, ma come per un saggio e il suo scettro o bastone o per un guerriero e la sua spada o la sua lancia o arco, i tamburi non erano nulla senza qualcuno potesse farne uso, un portatore, un Lurker.
    I Lurker erano bestie goffe e selvagge inclini ad ogni tipo di violenza ai soli fini di conquistare tutto ciò su cui poggiavano le loro enormi e forti appendici pelose.
    Sciocchi scimmioni ignoranti, tutto forchè mansueti: la pelliccia violacea, prova di uno stile di vita al limite della dignità, una vita sregolata costellata di ostilità e soprusi oltre ogni limite, rogna e sporcizia prosperava sulla loro pelle rugosa, gli occhi ingialliti ed impregnati di furia e furore, occhi al cui interno si scorgeva raramente una minuscola pupilla, l'unico punto che li differenziava da demoni oscuri, l'unico particolare che li rendeva effettivamente esseri viventi, per quanto ancora di vita si potesse parlare.
    I resti di vecchie catene attorno al loro collo, i segni di una passata schiavitù violenta, ma per i loro simili, un segno di cui avere rispetto, la prova di chi ha combattuto per sopravvivere e di chi è riuscito a scampare alla morsa degli uomini: i "Sopravvissuti" come si definivano loro, erano gli anziani, i saggi del loro popolo, un popolo incolto e volgare, ma rispettoso nei confronti di coloro che vennero prima, questo non vi è scritto nei libri, nè fù inciso su alcun tomo, molte delle voci qui citate non fanno parte neppure delle conoscenze dei più grandi Saggi.
    Gli uomini però impararono presto a ribellarsi e attaccare a loro volta quei selvaggi mostri senza ideali, quelle bestie erano capaci solo di distruggere e provare odio nei confronti di ogni forma di vita capiti loro a tiro nelle cui vene non scorresse dell'Eco Oscuro.
    Per decadi gli uomini provarono a spingere quei mostri lassù fra le montagne, lontani dal nostro popolo dove entrambi potevano crescere in pace e in serenità, ma lì i Lurker trovarono qualcosa, qualcosa di più importante di gemme e antichi artefatti, più importente dello stesso Eco Oscuro che lì prolifica e scorre come acqua nei fiumi e torrenti delle foreste, qualcosa che rimase nascosto per ere ed ere in attesa, nascosti fra le montagne, nel luogo dove non cresce nulla i Lurker scoprirono una nuova vita, creature che vennero prima degli uomini e dei saggi dell'Eco, mostri che nascono e muoiono nello stesso Eco Oscuro di cui si nutrono.
    I crani che luccicano nel buio e che segnano la fine del vostro viaggio su questo mondo, l'ultimo barlume di luce che avrete occasione di vedere, dei tintennii si avvertono sotto quella piccola massa luminosa, suoni di unghie che graffiano e lacerano ogni tipo di terreno su cui si poggiano, qualcosa grida nell'oscurità e non sapete che pensare, quando arriva quel momento della vostra vita, a tutto avete occasione di riflettere forchè al fatale momento della vostra scomparsa, che quel suono fosse scatenato da una preda o dal predatore non ha importanza, l'unica cosa a cui è giusto pensare in quel caso è correre, fuggire e tentare di ritrovare una luce, se non per salvarsi la pelle, almeno per avere la possibilità di vederla un'ultima volta prima del balzo selvaggio e scatenato di una Testa di Metallo, appellativo dato dalle stesse goffe creature Lurker a causa della loro testardaggine, ma probabilmente il termine và attribuito al loro cranio metallico resistentissimo ad ogni tipologia di urto.
    Queste Teste di Metallo sono esseri senza sentimento, non si preoccupano neppure di provare odio o di causare distruzione, il loro unico scopo di vita è nutrirsi di Eco Oscuro, capaci di ottenerlo anche attraverso altre creature, privandole della vita prima del tempo.
    Ad Ovest, oltre le spalle dell'esercito, si aprivano colline e crepacci di pietra, il terreno perfetto per attacchi dall'alto da parte di arceri o diversivi fra le insenature dei piccoli canyon da parte di guerrieri nascosti nell'ombra pronti anch'essi a tutto per la vittoria nel caso la situazione cominciasse a sfigurare.
    Intanto, lentamente, da dietro un'alta collina alle spalle dell'esercito, una figura si avvicinava attraverso la schiera di arceri inginocchiati con arco alla mano e un'intera scorta di centinaia se non migliaia di frecce di rame dentellate e affilatissime.
    Una persona, un uomo era in piedi sul ciglio di un'alta roccia e scrutava l'immenso orizzonte che gli si apriva di fronte, non sembrava un soldato, l'armatura che portava non lo ricopriva quasi per niente: 2 spallacci, un busto, e delle parti che ricoprivano braccia e polpacci, non esattamente un equipaggiamento standard per un combattente, ma non sembrava preoccuparsene troppo, sotto il busto di rame indossava solo delle vesti una volta bluastre, ma ora tendenti solo ad uno scuro grigio, le gambe erano trattate allo stesso modo, ai piedi portava semplicemente degli stivali e dei guanti usurati in pelle di Jaku, la parte inferiore del volto era coperta da un panno rosso scolorito dal tempo passato in ricognizione fra le dune del deserto del Sud e agli occhi portava dei visori molto ben congegnati, probabilmente un dono da parte dei Saggi dell'Eco, questi era il nostro re, Mar, il nostro sovrano non ha mai apprezzato seguire le normali procedure e non era affatto conosciuto per la sua attinenza alle regole.
    Il sovrano Mar, il grande conquistatore e futuro fondatore di Heaven City vigilava costantemente sul suo esercito dall'alto di quella collina rocciosa armato di una lancia la cui lama di rame percorreva quasi la metà dell'asta color olivastro, dalla base fino in cima era annodata una striscia di seta ingiallita dalla sabbia la cui metà che non trovò spazio sulla superfice, sventolava a tempo con il vento, sul longilineo tessuto erano incise scritte e parole che incitavano all'usare i propri doni al meglio, che fossero stati privilegi o difetti, poteri malvagi o oscuri, una brava persona avrebbe comunque potuto farne un uso benevolo se dalla parte giusta.
    Le scritte e il panno sulle quali correvano, erano un dono, un dono da parte di un saggio dell'Eco, forse il più grande saggio che si ricordi, o almeno era ciò che usava pensare il buon re, la persona più importante per lui, ma di questo tratteremo in futuro.
    L'arma in questione era stata usata dallo stesso imperatore più di una volta negli scontri a faccia aperta contro la feccia dei Lurker e dei loro nuovi schiavi riscoperti fra le valli innevate del Nord.
    I Lurker definiscono queste "Teste di Metallo", per quanto siano esseri superiori, non loro pari, ma addirittura schiavi, schiavi, come se davvero fossero in grado di dominarli, come se avessero davvero il controllo su di loro, certo è che l'intelligenza dei Lurker non è mai stata motivo di dibattiti, il loro intelletto non supera quello di ogni altra creatura della loro specie, che si trattasse di un pesce o un anfibio, il loro livello di evoluzione si era fermato già un paio di ere addietro.
    Mar fissava verso l'orizzonte a Est, in attesa di vedere i primi nemici sbucare dalle colline rocciose opposte a loro, ma ritrovando un filo di umanità in sè, si concesse di voler ammirare con i propri occhi il frutto delle sue fatiche e del suo rinominato potere, il suo esercito, e lo osservò con serietà e severità degne di un sovrano quale era, ma non poteva lasciarsi sfuggire un chiaro cenno di ammirazione nei loro confronti.
    Dal movimento continuo del panno sul suo volto, un continuo inspirare ed espirare profondamente, si avvertiva chiaramente la tensione di re Mar, tensione umana, la stessa che probabilmente anche l'esercito ai suoi piedi teneva celata nel cuore, ma con la mano sinistra, d'un tratto, forse per mancanza d'ossigeno o un eccessivo calore che pervadeva il suo volto, si liberò del panno dal viso facendolo scivolare sotto il mento e lasciando una parte del tessuto, alla mercè del vento, danzante a ritmo della polvere diretta verso Nord.
    Dalla sua bocca, ora si poteva intuire in maniera più semplice il tipo di espressione e il sentimento che provava in quel preciso istante: sopra l'ingiallita porzione di barba posta sul mento, il comandante abbandonò la tensione portatasi dietro fino a quel giorno facendosi sfuggire un leggero sorriso il quale, per un momento sembrava aver bloccato il suo respiro, costringendolo a riempire profondamente i polmoni con il naso mentre alzava la testa e probabilmente lo sguardo e tornava a focalizzarsi sulle colline di fronte a lui.
    Il cielo si faceva letteralmente nero oltre i canyon, un nero che spingeva le nuvole d'orate sopra le teste dell'esercito oltre le colline a Ovest, ma si trattava di una minuscola cupola che poteva benissimo essere coperta da una singola unghia vista l'enorme distanza e affinchè quell'oscurità giungesse mancavano ancora innumerevoli ore, ore le quali sarebbero passate in fretta distraendosi nei combattimenti.
    I tamburi ormai erano chiari come i raggi del sole dietro di loro, le loro orecchie sottili e allungate verso l'esterno rimbombavano lievemente ad ogni movimento delle braccia dei musici Lurker, l'esercito aveva concluso il suo canto in onore di Mar e un certo sconcerto aveva cominciato a materializarsi nei loro cuori così come in quello del sovrano le cui fauci, si spalancarono leggermente in una smorfia di rabbia lasciando intravedere parte dei suoi bianchi denti i quali contavano 2 canini leggermente più sviluppati del normale.
    Alle spalle, oltre che dell'esercito, anche del re e degli arceri nascosti, dei piccoli e svelti passi intanto si avvicinavano sempre più, una piccola creatura longilinea e del colore del sole che non provocò in nessuno alcuna sorpresa, la bestiola si stava approssimando all'imperatore correndo a 4 zampe delle quali 2 anteriori coperte da piccoli guanti di pelle di Jaku, sfrecciava fra gli arceri lasciando in balia del vento le sue lunghe orecchie pelose coperte appena dalla presenza di un visore posto sulla fronte, simile a quello di cui stava facendo uso il signore Mar.
    Le piccole unghie nascoste sotto la pelliccia arancione tintinnavano sulla superfice rocciosa durante la corsa così come la cerniera dei suoi pantaloni usurati dal tempo, la bestiola sfrecciava fra gli uomini del re evitando di distrarli con qualunque tipo di contatto fisico e ad un certo punto, uscito dalla schiera ordinata di soldati, con un balzo si proiettò sulla spalla sinistra del sovrano Mar, il quale, senza curarsi dell'animale che aveva preso posto accovacciato sul suo spallaccio, concentrò ulteriormente il suo sguardo verso l'orizzonte intravedendo dopo poco tempo le prime figure oscure a non più di 100 metri di distanza sbucare dalla cime dei piccoli canyon.
    Il re si accovacciò prendendo forza e caricò il braccio destro in cui brandiva la lancia, il piccolo animaletto peloso intanto, si aggrappò con più sicurezza alla spalliera dell'impertore rischiando di scivolare e conficcando le piccole unchie annerite sotto la parte dell'armatura ramata sul quale era seduto, Mar, rialzandosi, portò l'arma al cielo emettendo un gridò profondo e potente che riecheggiò per quasi più di un chilometro disperdendosi fra rocce, colline e dune sabbiose avvertendo il suo popolo dell'inizio imminente della battaglia più grande che sia mai stata narrata da una Precursore.
    Il popolo rispose incitando il suo sovrano con un lungo e profondo urlo che scacciò qualsiasi forma di paura si fosse insinuata in loro negli ultimi secondi, sembravano pronti a tutto, carichi al massimo e l'Eco che circolava sempre più velocemente nel loro corpo provocava in loro una potente scarica di adrenalina che non vedevano l'ora di mettere alla prova, sembravano soddisfatti delle loro azioni, così come Mar il quale si permise di lanciare una occhiata di approvazione negli occhi dell'amico, Daxter si chiamava, il quale, più di qualche volta, si rinominava spesso e volentieri con il curioso appellativo di "Fulmine Arancione".
    Daxter, il grande difensore dell'umanità, una volta questa celestiale creatura era un ragazzino dai capelli di fuoco, petulante per non dire inutile, fastidioso e irriverente con cui era meglio non avere a che fare, lo stesso però non lo pensò il nostro sovrano il quale diede molte opportunità di cambiamento all'amico, una su tutte, fù la svolta decisiva.
    Bastò un bagno in una pozza di Eco Oscuro per migliorare Daxter in tutti i sensi, date le sembianze di un Precursore, ossia un guardiano e difensore dell'umanità nonchè dell'intero pianeta, la creatura Precursor decise così di avere più rispetto e responsabilità nei confronti di persone e soprattutto dei saggi ai quali fece perdere un sacco di anni di vita nel corso della sua perduta gioventù umana.
    I 2 amici si guardarono reciprocamente ripensando assieme alle avventure passate che vissero anni addietro: insieme salvarono il mondo più di una volta con l'aiuto dei loro fidati amici e compagni, sconfiggendo creature lontane da ogni immaginazione anche se chiaramente agevolati da armi e ordigni tecnologici e futuristici ancora troppo sofisticati per gli uomini di questo tempo.
    Entrambi si innamorarono, viaggiarono nel tempo più di una volta, erano sopravvissuti a queste e altre avventure e non si divisero mai, una squadra per tutta la vita, spalla a spalla contro gli adoratori dell'Eco Oscuro e anche questa volta, avrebbero potuto combattere insieme per questo ultimo e leggendario evento.
    Una sconfitta sembrava pressochè impensabile date le loro espressioni concitate e rispettose l'uno per l'altro, per Mar percepibili anche con visori agli occhi, ma interrompendo qualunque spensieratezza e certezza di vittoria, di tutta risposta alla loro spavaldaggine, da dietro una collina a Est, si levò un grido, tanto selvaggio da zittire ogni uomo pronto alla battaglia.
    Un grido, una sola singola voce scatenata che perforò ogni anima presente, uno stridio talmente profondo da far vibrare le armature dei 40.000 uomini le cui possibilità di vittoria si facevano sempre meno evidenti così come il desiderio di provarci.
    Mar abbassò lentamente la sua arma rilassando i muscoli per lo stupore e lo sconcerto che provava, Daxter, la creatura sulla sua spalla, con orecchie basse si rannicchiò lentamente dietro la schiena del re nascondendosi dietro la sua lunga e folta coda, ma rimanendo costantemente appeso alla sua spalla col terrore di scoprire cosa scatenò un tale suono inumano oltre quelle colline.
    Mar decise di vedere quella scena con i propri occhi increduli, a bocca aperta alzò i suoi visori permettendo al mondo di ammirare i profondi occhi turchesi che gli appartenevano, occhi sicuri, gli occhi di chi ha davvero vissuto fino allo stremo, lo sguardo era fisso e perplesso sulla linea dell'orizzonte mentre faceva scivolare quella misteriosa e piccola attrezzatura oculare fra i biondi capelli che crescevano floridi verso il sole.
    Una figura si stava avvicinando, qualsiasi cosa fosse era lenta e le folate di sabbia non permettevano a nessuno di dichiarare cosa effettivamente fosse la creatura in lontananza e per non lasciare spazio alla fantasia, ci avrebbe messo poco più di 20 minuti giungendo sul posto, di certo si trattava di qualcosa di immenso, ma la preoccupazione di Mar ora era rivolta verso i nemici più ravvicinati.
    Attraverso l'oscurità dei crepacci, il suo sguardo cadde e si concentrò su una decina di Lurker corazzati che si facevano largo fra le insenature ad Est sbucando alla distanza di un centinaio di metri con al guinzaglio altrettante Teste di Metallo su 4 zampe, i loro crani ingialliti e d'orati svavillavano uscendo pian piano dall'ombra delle rocce riflettendo la luce del sole, i loro artigli si conficcavano profondi nelle pietre del deserto e gli occhi illuminati da una luce bianca la quale era l'unica cosa che li differenziava dalle tenebre stesse.
    Tiravano e facevano resistenza contro la forza delle possenti braccia pelose dei Lurker mentre altri armati comparvero da sopra le colline posizionandosi come i guerrieri alle spalle di Mar, pronti a fare fuoco con i loro archi rimediati da tronchi e fronde e frecce con punte di pietra che nulla potevano con la resistenza delle armature Precursor.
    Sciocchi scimmioni ignoranti, quali speranze pensavano di poter avere contro noi uomini, se solo la clemenza di Mar non fosse stata così forte, la sua magnanimità fù accolta da quei mostri come un segno di debolezza e a quest'ora non ci sarebbe Lurker in vita che volesse scatenare una guerra, una guerra che chiaramente non potevano vincere da soli.
    Il re era fermo, pronto ad impartire ordini al suo immenso esercito, la creatura sulla sua spalla sfoderò uno sguardo preoccupato che costrinse lo stesso Precursore ad infilare le unghie di una delle sue zampe anteriori fra i denti in segno di ansietà, ma il condottiero Mar, al contrario, provò una sorta di serenità nel vedere i nemici davanti il suo sguardo vigile, erano settimane che si preparavano a questo momento e non poteva immaginare scacchiera migliore su cui combattere se non addirittura morire.
    Daxter rimase nella stessa posizione per un minuto mentre Mar si concesse qualche secondo per abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi ripensando alle ultime parole che la persona cui teneva di più espresse nei suoi confronti prima di partire.
    "Jak..." Fù l'unica parola che riuscì a ricordare sul momento, ma sfortunatamente, le ringhia dei mostri al guinzaglio e gli affannati sussulti dei Lurker non permisero al sovrano di rivivere completamente gli ultimi momenti in compagnia della sua famiglia, ora ne aveva un'altra a cui badare e doveva proteggerla se voleva rivedere le persone a cui teneva davvero.
    Spalancò gli occhi, erano pervasi da un'aura oscura, ma che presto scomparve lasciando solo spazio ad un rigido e semplice ordine diretto agli uomini ai suoi piedi e davanti a lui, perciò gridò:
    "Attaccate!"
    Le prime file del primo battaglione cominciavano ad avanzare senza preoccupazioni, i soldati più esposti, quelli più abili nel combattimento, armati di alabrade e lance d'orate segnate dalle ringhia e i ruggiti di battaglie passate, questi facevano parte del primo battaglione, coloro che già lottarono in passato per Mar e al suo finaco e si ritenevano più che privilegiati nell'avere la possibilità di rivivere quei memorabili momenti, specialmente quando spinsero una volta per tutte i Lurker sui pendii delle montagne.
    In quei tempi nessuno era al sicuro, i Lurker superavano gli uomini per numero di ben 3 volte e le fredde superfici innevate non facilitavano certo l'operazione di intimidazione, nessuno poteva dimenticare nè capire come gli uomini potessero scomparire così in fretta nel silenzio più gelido delle buie notti glaciali così come nel corso del loro lento avanzare, i Lurker si nascondevano meschini sotto le superfici di neve più soffici e alte, complici di quei mostri erano anche le bufere spesse come mura di aghi e i fiumi ghiacciati, fredde e scivolose, quelle lastre di ghiaccio erano l'ostacolo principale da superare e fù solo grazie all'incorruttibile Eco nei cuori dei soldati e del re se quel giorno riuscirono a scampare alla valanga, la furia bianca che spazzò via quasi l'intera specie dei Lurker e decretò la fine della guerra del Nord.
    I soldati sopravvissuti, divennero allora il plotone principale dell'imperatore, i "Preferiti" se così vogliamo chiamarli, ma date le nuove circostanze, erano anche quelli con minori probabilità di sopravvivere e forse era proprio quel pensiero, non paura, quel pensiero di scomparire in centinaia di scintille violacee a creare in loro un senso di rigidità e tenacia costante, una voglia di mettersi alla prova e di combattere che superava quella di ogni altra creatura selvaggia si stesse lanciando all'assalto contro di loro e mentre obbedivano al volere del loro re, non trattennero grida di coraggio e tensione che riecheggiarono fra i canyon dell'intero paesaggio, i passi erano veloci e leggeri, svelti e precisi, le armature sfregavano fra loro a ritmo costante, le armi erano alte e tagliavano il vento brillando più della Stella del Giorno a Nord, la stella che si avvicinava senza freno, la stella che decretava la fine di tutte le ere e avrebbe segnato prima o dopo la fine dl mondo.
    Il sovrano e il suo compagno erano pronti a fare la loro parte nel combattimento, Mar si voltò per ordinare agli arceri di attaccare, ma prima di poter proferire parola e successivamente balzare giù dalla collina, uno stridio distrasse ogni guerriero con arco alla mano.
    I soldati si voltarono accertandosi di cosa avesse emesso quel raccapricciante ruggito, fissarono nella luce del sole e una creatura nel cielo si stava avvicinando al comandante Mar, una Testa di Metallo che volteggiava a mezz'aria e si faceva gradualmente sempre più vicina.
    Gli uomini stavano stirando le corde dei loro archi con le freccie già in posizione pronti a colpire il prima possibile la temibile creatura, ma Mar, confermando le sue preoccupazioni, ordinò all'esercito di arceri di tornare al loro posto e di attaccare i nemici a Est evitando di farsi accecare dalla luce del sole senza badare alla presenza dello stesso sovrano nella linea di tiro.
    Daxter fissava con pupilla stretta e ansiosa la creatura che avanzava cavalcando il vento e si faceva sempre più grande, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla grande palla di fuoco al cui interno si scorgeva una sagoma nera e alata che sembrava nuotare nell'aria e con voce sottile fece:
    "Jak..."
    Il re si nascose nuovamente il viso con il sanguigno panno fin sopra il naso e successivamente gli occhi con i visori posti sulla rigogliosa chioma, teneva intanto costantemente la sua arma nella mano destra ora in una stretta più potente che mai, il mostro, alla distanza approssimativa di 20 metri, confermava ora la dimensione 2 volte rispetto quella del re, il quale riprese il compagno peloso domandandogli con un leggero sorriso sul volto coperto:
    "Che ti ho detto Dex?"
    E mentre il Precursore si apprestava angosciato ad indossare anch'esso i visori posti sulla sua fronte, rispose deglutendo:
    "Sei Mar?"
    "Esatto." Rispose il nostro signore aprendo lentamente le braccia e gridando successivamente:
    "Tirate!"
    Lasciandosi poi cadere all'indietro sulla schiena verso il baratro di circa 6 metri che lo divideva dal terreno di battaglia.
    La creatura alata aveva sfoderato i suoi grigi artigli simili al lungo becco seghettato che portava fra gli occhi mascherati dal metallo del suo viso ed era pronta ad afferrare Mar per farne suo personale fantoccio, così, approfittò delle braccia distese per afferrarlo prima che scomparisse sotto lo sguardo concentrato dei suoi luminosissimi occhi bianchi e quelli degli arceri i quali esitarono un po' prima di decidersi a scoccare le loro sottili e fragili armi che però nulla avevano da invidiare a quelle più possenti delle schiere di soldati in corsa.
    Le dita abituate a tendere le corde più resistenti dell'impero di Mar lasciarono che l'aria diventasse il nuovo proprietario delle loro dentate freccie le quali venivano seguite una dopo l'altra, da altre di nuove.
    La Testa di Metallo era ormai a portata degli arceri e solo la distanza di appena 4 metri divideva l'animale dal nostro sovrano, la pelle della bestia era resistente come ferro, ma alcune poche freccie non si rifiutarono di penetrare quella resistente corazza bluastra, il mmostro però non sembrava dare loro peso, il dolore non era prevenuto nella breve vita delle Teste di Metallo, mai ne provarono e mai ne avrebbero provato.
    Gli artigli a sciabola della creatura circondarono gli avanbracci di Mar assicurandolo in una morsa che sembrava davvero dolorosa, tanto straziante da costingerlo a serrare entrambe le mani più che poteva, ma mai quanto il dolore che l'avrebbe atteso nel caso fosse rimasto fermo con la terra sotto i suoi piedi a spezzargli la schiena a causa del peso del mostro che sarebbe atterrato con tutta sicurezza sopra di lui.
    In questo modo, il volo della Testa di Metallo continuò senza freno dirigendosi assieme al re proprio verso l'esercito che era ormai a distanza di secondi dal fatidico contatto con il nemico dando così inizio alla battaglia per Heaven City.
    La polvere alzata dalla corsa dell'esercito di Mar si innalzava per una decina di metri e si disperdeva verso Nord assieme al vento del deserto meridionale il quale portava sabbia e cose oscure ad ogni suo passaggio.
    Le freccie correvano e passavano accanto a Mar e il piccolo Daxter, ma la coda pinnata della Testa di Metallo creava una modesta barriera di difesa contro le stesse freccie che ordinò agli arceri di scoccare, sfrecciavano con una velocità incredibile e anche se in volo nella stessa direzione, a fatica i 2 compagni riuscivano a distinguerle, solo i Lurker in corsa verso Ovest avevano l'opportunità di ammirare uno spettacolo unico e forse l'ultimo della loro vita: una miriade di minuscoli punti luminosi nel cielo, una pioggia di luci e scintille che stavano passando sopra le loro teste andando ad incappare con i combattenti pelosi nascosti dietro i canyon a Est.
    La bestia continuava il suo viaggio verso oriente, Daxter era appeso con difficoltà alla spalla di Mar che intanto fissava il terreno sottostante a più di 10 metri d'altezza, ammirava il suo esercito senza preoccupazioni per la sua incolumità in attesa di avvicinarsi il più possibile tra le 2 fazioni in contrasto, non sapeva chi l'avrebbe finita, ma senza dubbio, come nella maggior parte dei casi, sarebbe stato lui a cominciarla.
    "Dex!" Fece Mar al suo secondo, il quale comprendendo il desiderio del sovrano fece:
    "Stò andando!"
    Così tentò di salire in groppa alla creatura cercando di fuorviare il mostro dalla volontà di innalzarsi ulteriormente in volo, perciò eccolo ritrovare l'equilibrio mancato, si aggrappò alle zampe del volatile e in una manciata di secondi si trovava sulla sua schiena a tentare di colpire e scalciare il dorso della Testa di Metallo con cautela e facendo attenzione a non urtare contro la pinna dorsale sottile come una lama, provò comunque ad istigare la belva in ogni maniera per far lei cambiare rotta.
    Afferrò le metalliche corna terribilmente appuntite poste ai lati della testa, cercò di girarla e voltarla in qualunque direzione, lasciò perdere provando ora a saltare pestando i piedi sulla superfice della sua pelle per poi scalciare la resistentissima nuca la quale non fece una piega, lo stesso non si poteva dire di Daxter che imprecò contro sè stesso e i suoi simili a causa del dolore e tenendosi la zampa dolorante saltellando sul posto.
    "Dex! Tutto OK?" Chiese Mar dal basso sempre più straziato da quell'incredibile presa.
    "Certo, tutto a posto qui, ninete che non vada!" Sbraitò il Precursore sbucando da un lato della bestia.
    "Bhè, cerca di fare più in fretta!" Si espresse il re riferendosi all'andamento della battaglia ormai alle porte, ma Daxter replicò:
    "Ci stò lavorando!"
    Si diresse nuovamente verso la nuca della Testa di Metallo continuando:
    "Ma sentitelo, io faccio il valoro sporco e lui si lamenta, ma tu guarda... "
    E giungendo nuovamente sul posto concluse in una posa riflessiva:
    "Allora..."
    L'armata però sembrava sparire poco a poco, la sabbia che li colpiva di lato si stava facendo più resistente e compatta e per un istante il piccolo animaletto peloso, interrotto in un momento di meditazione, perse l'equilibrio, stava per lasciare il dorso della creatura, ma cercò di reggersi poggiando una zampa sulla superfice posteriore dell'uovo d'oro posto sulla fronte di ogni Testa di Metallo e che le accompagnava fin dalla nascita per l'intero corso della loro vita, nessuno sapeva cosa effettivamente fossero quelle lucenti sfere ingiallite, la definizione di "uovo" andava attribuita semplicemente alla loro forma ovale, ma riguardo il loro scopo, anche i saggi non sapevano dare una spiegazione, l'unica cosa certa era che senza di esse, non potevano avere vita.
    Al contatto con "l'uovo", la bestia emise un grido stridente fermandosi successivamente a mezz'aria portando coda e ali davanti a sè per spingere contro il vento proprio come se si trovasse sott'acqua, alzò la testa portando il lungo becco che ricordava una spada dentata verso il cielo facendo perdere nuovamente l'equilibrio a Daxter, il quale però, in preda al panico, tentò di aggrapparsi sulla cima dell'uovo con l'altra zampa e così facendo, il mostro si ripiegò dalla parte opposta, ora avvolto su sè stesso e nascondendo quasi completamente il corpo di Mar fra i suoi arti.
    Il re premeva il viso disgustato contro lo stomaco del mostro, ma riuscì comunque a lasciarsi sfuggire un:
    "Dex, come stà andando amico?"
    Il Precursore non diede peso alle parole del suo sovrano, il livello della sua incredulità lo costrinse a liberare gli occhi dai visori che portava per permettere lui di fissare le proprie zampe con cui frenò la volante creatura metallica.
    Lui e Mar, nei loro viaggi nel fututro, sconfissero molte Teste di Metallo in passato, forse più di quante potessero sconfiggerne gli uomini dell'esercito sotto di loro, ma mai avrebbero pensato di poterne controllare qualcuno con la semplice pressione del loro uovo frontale, un potere che poteva forzare i piatti della bilancia del loro destino, un potere che avrebbe segnato profondamente la differenza tra la vittoria e la sconfitta e ora potevano approfittare di una creatura volante veloce, agile e soprattutto assolutamente letale.
    Daxter stampò sul suo soffice muso un sorriso concitato a denti stretti e un'espressione fissa e ferma, uno sguardo pronto e concentrato verso l'orizzonte a oriente che poco lasciava immaginare quali fossero le sue intenzioni per i prossimi minuti.
    Il piccolo animale alzò una zampa sopra gli occhi per calzare nuovamente i suoi visori sugli occhi, si posizionò seduto sul collo del mostro e con la semplicità di cui solo lui era capace, ordinò alla bestia di lanciare ad una modesta altezza Mar per poi recuperarlo in una posizione più comoda per lui e opposta alla precedente permettendo così al re di osservare il volo da un'angolazione parallela a quella dell'animale, ma sfortunatamente, nell'afferrare il comandante, oltre al panno sul suo viso che si abbassò lasciando la parte bassa del volto esposta alla luce, la mano in cui brandiva la sua arma, precipitò inesorabilmente.
    "Dex, la lancia!" Urlò Mar, al quale Daxter rispose:
    "Tranquillo amico, ci penso io!"
    Mancavano ancora più di 20 metri prima di arrivare a terra, ora il corpo del sovrano, così come il suo sguardo, era rivolto verso Est, diretto contro il nemico.
    Successivamente le zampe dell'animale arancione fecero in modo di far scendere la Testa di Metallo in picchiata subito dopo aver compiuto un giro sulla schiena come farebbe un falco Mùt prima di catturare la sua preda per aquisire maggior velocità.
    Ora le ali della Testa di Metallo erano poste lungo il resto del corpo, erano lievemente richiuse e dalla distanza sembrava che 2 sottili aghi si stessero per conficcare nel terreno proprio al confine fra i 2 popoli in conflitto.
    Lo scontro era inevitabile, ormai mancava poco, le oscure anime concitate delle Teste di Metallo limitate dalle funi che circondavano il loro collo e in possesso dei Lurker non poterono attendere uteriormente, la tensione era massima, d'un tratto la resistenza dei Lurker venne a mancare e le creature metalliche si liberarono dalla morsa dei violacei bestioni facendone inciampare uno.
    Il grande volatile pilotato da Daxter stava frenando lentamente la sua caduta libera, erano alla giusta altezza dalla lancia perduta, ora i 2 compagni viaggiavano veloci ma in una direzione leggermente più trasfersale.
    "Non fermarti" Ordinò Mar deciso a dare inizio personalmente alla grande guerra con la sua arma a quanto pare più importante per lui di quanto sembrasse.
    Puntava a tutti i costi verso la lancia ramata che viaggiava lacerando il vento ad una velocità sempre maggiore e diretta verso il confine massimo che divideva il suo popolo dalle Teste di Metallo, la tempesta nel frattempo si era fatta ancor più evidente, ormai il raggio visivo era limitato a pochi metri, ma le speranze di Mar di riprendersi ciò che gli apparteneva, erano costanti.
    Le oscure creature portatrici di morte erano pronte a balzare frementi sui corpi dei guerriglieri, l'arma del re si trovava a pochi metri dalla testa dei soldati, Daxter stringeva i denti più di quanto non avesse fatto negli ultimi anni, l'irrequietezza si faceva sempre più evidente, anche il re non la nascondeva nella sua smorfia concentrata anch'esso a denti stretti, i quali si spalancarono per lasciar uscire le ultime parole prima della battaglia:
    "La vedo! Lanciami Dex!"
    "Non ancora!" Replicò la piccola creatura tesa come corde di archi Precursor, probabilmente non si trovavano ancora alla giusta distanza dall'arma.
    "Daxter, ti ho detto di lanciarmi adesso!" Continuò Mar verso il compagno, ma abbandonando il suo tono di amicizia, concluse:
    "Te lo ordina il tuo re!"
    Alchè, decidendosi ad obbedire, Daxter fece:
    "OK!"
    Mar si trovava ad appena 1 metro sopra le teste dei suoi soldati, Daxter, con un movimento di 2 dita sulla superfice frontale della Testa di Metallo, fece caricare il re per poi lanciarlo facendolo roteare una volta all'indietro ad appena 2 metri d'altezza in più rispetto la sua posizione precedente, la lama si stava per conficcare a terra rischiando di sfaldarsi sotto i suoi occhi e attraverso i visori ricoperti di polvere d'orata, la lancia era a portata di mano e sfiorando l'asta, Mar riuscì a stringerla come fece precedentemente in una stretta ferrea, ora a 2 mani.
    Il condottiero stava ricadendo a terra, 4 Teste di Metallo intanto balzarono sul sovrano tentando di colpirlo prima che poggiasse i piedi sulla pietra, ma diretto verso quei mostri, Mar girò su sè stesso colpendo quelle bestie prima che potessero attaccarlo, i mostri scomparvero nel nulla in un continuo scintillare di luci argentate e viola come il riflesso dell'Eco Oscuro al chiaro di luna.
    Mar concluse il suo colpo atterrando proprio in testa al suo esercito, il quale si fermò davanti a lui in silenzio, Daxter passò oltre portando una leggera ombra di sollievo sopra la testa del re e successivamente tornando su nel cielo e sparendo nella tempesta seguito da un più mansueto ruggito della creatura volante che ora dominava.
    Il re dava le spalle agli uomini armati e aveva le gambe ripiegate per la spossatezza dopo quella tensione, il respiro era affannoso e profondo, la sua lancia, che procedeva fin dietro la sua schiena e ora tenuta da una sola mano, si conficcò profonda nella roccia aiutando così il sovrano a rialzarsi.
    Passarono pochi secondi prima che ritornasse in forze e si concedesse di guardare negli occhi i suoi uomini sbarazzandosi nuovamente dei visori e posizionandoli sulla sua fronte, fissò attraverso gli elmi di ogni uomo davanti a lui, tutti i 40.000 uomini erano fermi in attesa del volere del loro sovrano, lo avrebbero seguito ciecamente ovunque e comunque a costo della loro stessa vita, anche se forte era la paura nei loro occhi, una paura che solo il loro re ora poteva scacciare, i canti avevano fatto il loro compito, ora toccava allo stesso Mar incoraggiarli.
    Mar sospirò un'ultima volta profondamente prima di avvicinarsi al suo popolo per prepararlo ulteriormente un'ultima volta alla battaglia, lasciò la lancia conficcata nella sabbia com'era con la sua personale pergamena che ondeggiava agitata dal vento e per metà avvolta attorno all'asta, gli uomini erano fermi, anche se oscillavano sforzandosi di non inciampare a causa della tempesta di sabbia nel quale erano immersi.
    "Ci siamo..." Cominciò.
    "... giorni sono passati da quando vedemmo per l'ultima volta l'erba e la terra su cui siamo cresciuti lasciando così spazio alla desolazione del deserto, settimane da quando abbandonammo le nostre case e le nostre famiglie."
    Mise una mano sulla spalla di un soldato e guardando gli altri negli occhi non si interruppe:
    "Sono passati mesi dall'ultima volta che combattemmo assieme e anni da quando le nostre vite si sono incrociate."
    Procedette abbandonando la spalliera del combattente per continuare a percorrere l'esercito di traverso fissando gli uomini uno a uno mentre passava.
    "Amici, compagni, dietro queste colline non troverete nemici da sconfiggere..."
    Ora il re era fermo e fissava negli occhi nuovi uomini.
    "... non troverete morte e distruzione, non ci saranno desolazione o sconfitta o vittoria ad aspettarvi, no.".
    Mar si voltò dirigendosi verso la sua arma diritta in piedi e abbandonata al vento.
    "Dietro queste colline non scoprirete se i Lurker hanno davvero al loro servizio mostri e creature che esistono solo nei nostri incubi e non ci sarà alcun buio a vietare a noi uomini di rivedere la luce del giorno domani."
    Mar estrasse la lancia, mise il suo corpo di profilo e indicando a Est aiutato dalla lancia olivastra rivelando mentre fissava i suoi uomini furenti gridando:
    "Dietro queste colline, c'è casa vostra!"
    L'esercito si lasciò andare alzando le armi e liberando un grido penetrante ed euforico diretto al loro re, il quale concluse definitivamente voltando il viso verso oriente e ordinando:
    "Prendetevela!"
    Gli uomini ora tornarono a procedere nuovamente in corsa verso Est contro il nemico, Mar rimase in posizione in attesa che i suoi soldati si unissero a lui, attese, attese finchè la terra non cominciò a tremare sotto i suoi piedi, finchè non si sarebbe perso in quel mare di lamiere arancioni, in mezzo a quell'immensa distesa di rame lucente.
    Gli uomini passarono oltre, lasciarono il re indietro nella sua riflessione, aveva serrato per un momento i suoi occhi preparandosi psicologicamente alla disfatta finale, c'erano possibilità di vittoria, ma anche una minima percentuale di sconfitta non era assolutamente da scartare.
    Il primo battaglione che procedette incurante dei pensieri del sovrano si avvicinava ai resti indifesi dei Lurker disarmati, i 4 scimmioni non ebbero altra scelta che ritirarsi, fuggirono scivolando sulla sabbia, un'allegra e stimolante scena per l'esercito che avanzava inperterrito sulle dune che ormai si erano formate nella tempesta, la battaglia sembrava volgere per il meglio ancor prima di iniziare, anche se la polvere riuscì a fare del quartetto di Lurker un nascondiglio lievemente modesto, ora gli uomini correvano, ma brancolavano nel vuoto, si lanciavano all'assalto, ma nessuno sembrava intento ad attaccarli, o almeno era ciò che sembrava, gli ordini del re erano legge, perciò la massa continuò ad avanzare in corsa senza sapere a cosa effettivamente andavano in contro.
    Mar rimaneva lì immobile con la lancia e il suo braccio all'altezza della spalla, il suo sguardo sembrava sognante, come se vivesse un incubo, il suo sguardo, anche se a palpebre serrate, sembrava concentrato, pensieroso, come se riflettesse a quali sarebbero state le prossime mosse dei Lurker o delle Teste di Metallo.
    Dalla coltre di sabbia, dei suoni, dei piccoli ma profondi ruggiti si udirono in lontananza e delle fievili luci si avvertirono nel banco di sabbia, luci viola, le luci della morte e le scintille del trapasso, il trapasso dei Lurker, gli stessi mostri cui si stavano lanciando contro per attaccare, ma qualcosa sembrava averli raggiunti prima degli uomini di Mar.
    I guerrieri non si fermarono, stavano giungendo sul luogo di quella misteriosa scena, non c'erano impronte, il vento era tanto forte da cancellare ogni tipo di traccia all'istante e le poche luci violacee rimaste scomparvero nel cielo coperto dalla sabbia.
    Mar sembrava sempre più assorto nei suoi pensieri, ma anche sembre più angosciato, la sabbia si insinuava nei suoi stivali e lo colpiva su un lato del viso incastrandosi fra la peluria dei suoi capelli e della sua modesta barba, alcuni pochi uomini urtavano leggermente contro di lui senza però distrarlo.
    Davanti gli occhi delle prime file, delle sottili dune sembravano crearsi e fuggire dall'esercito, 2 piccole protuberanze che si allungavano verso Est scomparendo in poco tempo, ma dando solo il tempo a Mar di spalancare gli occhi scioccati che sembravano aver scoperto e compreso la prossima mossa nemica, una sorta di viaggio nel tempo mentale, un trucco che sviluppò con i suoi misteriosi poteri invidiati da tutto il suo popolo compresi saggi e passati re, purtroppo però, non sempre era lui a controllare tale facoltà.
    Le 2 piccole dune scomparvero quasi 10 secondi prima, ma in questo piccolo lasso di tempo, altre 6 si materializzarono ed erano dirette verso l'esercito a gran velocità, Mar tentò di raggiungere le prime file con un'aria sconcertata sul viso, spingeva e sbaritava ordini correndo più veloce di quanto potessero fare i soldati anche se le loro armature erano più che agevoli, teneva la lancia alta liberando urla su urla, ma era ancora distante dall'inevitabile scontro ormai pronto.
    Ad appena 3 metri dai guerrieri, dai sottili rilievi di sabbia sbucarono delle piccole creature grandi quanto una testa, 6 minuscoli occhi luminosi, 6 appuntatissime zampe e una sola grande coda svelta e ricoperta di punte velenose pronte ad ignettare Eco Oscuro in chiunque ne entri in contatto, esseri piccoli ma agili, fragili e altrettanto mortalmente pericolosi.
    Gli Scoripioni di Metallo, essi erano la specie più comune di quei mostri orribili, prolificavano a decine e da decine nascevano ogni settimana nuove decine, capaci di vivere giorni se non addirittura settimane senza l'ausilio di un bagno di Eco Oscuro, se non portavano morte, portavano di certo un grande dolore e un'immensa ed immediata sofferenza, ferite lancinanti le quali ci avrebbero messo intere giornate prima di appropriarsi della vita del povero sventurato incappato nella loro mira.
    Saltarono fuori dalla sabbia senza pensarci neppure una volta come probabilmente fecero poco prima con i corpi ormai scomparsi dei 4 Lurker cui davano la caccia, erano decisi a colpire al volto chiunque gli si pareva di fronte, i soldati tentarono di fendere quelle creature con le loro rinomate armi Precursor, ma quando Mar avvertì i sibilii che ancora oggi facevano ricordare lui i combattimenti a fianco delle Guardie Kremizi per difendere la sua città, Heaven City, perciò il re dovette accettare il pensiero che già molti uomini avrebbero perso la propria vita solo nei prossimi minuti, ancor prima di incrociare l'intero esercito Lurker.
    Anche se la tempesta non permettava di vigilare al meglio sul proprio esercito, Mar riuscì a scorgere le appuntite code degli Scorpioni di Metallo all'attacco e purtroppo anche gli scintilli dei corpi sconfitti del suo esercito, ma allo stesso modo, molti uomini riuscivano a colpire dalla distanza quei mostri con le loro lance, non preoccupava minimamente loro il pensiero che creature oscure avrebbero potuto strapparli alla vita in qualunque momento, lo stesso contava per il sovrano, il quale raggiunse il margine dell'esercito intento a difendersi dai colpi mortali di quelle scattanti code, una in particolare, era diretta verso un soldato indaffarato ad infilzare uno scorpione distraendosi però così dalla possibilità di essere in pericolo, il re intervenne appena in tempo sciabolando dall'alto verso il basso quella creatura mentre essa era a mezz'aria, il soldato se ne accorse immediatamente, ma Mar non aveva il tempo di accettare ringraziamenti o perdoni, così proseguì senza fermarsi.
    Indifeso ma motivato continuò ad attaccare a attaccare facendo roteare la sua arma in cielo e attorno la sua vita affondandola appena avvertiva il minimo accenno di attacchi contro di lui, quelle creature, da appena una decina, divennero dozzine su dozzine, i combattenti al suo fianco vennero incitati dalla foga del loro comandante, così procedettero senza paura.
    Attaccavano e avanzavano, la difesa non sembrava far parte del loro addestramento, la tempesta si faceva più leggera, ma anche più compatta, il vento calava, ma la sabbia si alzava pesante a ricopriva il terreno sempre più evidentemente, le dune avevano cominciato a formarsi tutte intorno e i passi si facevano continuamente più difficoltosi nell'avanzare affondando profondi nella sabbia.
    Adesso il cielo ricominciò a farsi vedere, il sole contiunava a tramontare alle loro spalle e il buio a Est avanzava costantemente così come altre Teste di Metallo: Giaguari, Scorpioni e altre creature dal cranio luminoso stavano in testa, i Lurker rimanevano indietro in attesa di colpire al minimo cenno di debolezza.
    Mar faceva danzare la sua arma come si muove una Batteria Precursor a piena energia, le Teste di Metallo avevano il vizio di balzare sulla preda sempre e comunque abbassando le loro difese e dando così la possibilità di attaccare con un solo, preciso e calcolato colpo al ventre.
    I nemici si facevano sempre più numerosi sbucando da dietro le alte dune nate nel giro di pochi minuti, una sola arma non bastava più per tutto l'esercito, erano ormai più di 2 migliaia i caduti che si facevano, come i mostri, sempre più evidenti, perciò Mar adottò tecniche che non usava più da diverso tempo, quando la sua sola lancia non bastava, erano piedi e mani ad aiutarlo e con l'aiuto della resistente asta che teneva in mano, i calci rivolti verso l'alto erano molto più semplici e potenti.
    Sembrava posseduto dall'idea di vincere ad ogni costo o di essere ricordato da onore e gloria, ma in realtà, la sua mente vagava nei ricordi e nelle riflessioni passate, non si concesse di ricordare vecchie battaglie e combattimenti, di quelle ne aveva vissute fin troppe, non pensò neppure ai lunghi viaggi che lo vedevano protagonista da giovane, no, la sua mente era rivolta specialmente ad una persona, un Saggio, la figura che più di ogni altra fece in modo che lui fosse lì a combattere quel giorno, la figura senza la quale non avrebbe mai affrontato nessuna avventura, senza la quale mai avrebbe scoperto chi è, chi era e chi sarebbe stato e per concludere, il Saggio più avvenente che sia mai esistito, Keira Hagai.
    Sposa di Mar e futura Regina di Heaven City, Keira si è dimostrata più che all'altezza delle aspettative del padre Samos, il Saggio dell'Eco Verde, Samos è stato una maestro importante per Mar e soprattutto per Daxter fù una guida, un padre.
    Keira si è dimostrata subito molto dotata in fatto di Eco e artefatti Precursor e con l'aiuto di Mar, divenne la più grande inventrice e scenziata del mondo, assieme a Mar riuscì a costruire molte attrezzature e oggetti utili i quali in futuro avrebbero certamente favorito una vita più agiata per il loro popolo.
    Mar ripensava a lei in ogni suo particolare: i corti capelli bluastri come le più estreme profondità del mare, i grandi occhi verdi sempre evidenziati da una scintilla di passione e spensieratezza, il suo piccolo sorriso innocente, la sua corporatura snella e atletica e la sua aria sempre così sicura, ripensò ai momenti che passarono assieme, le folli corse per la città su mezzi volanti, i pericoli che affrontarono intenti a far diventare la ragazza che era, il Saggio più grande del mondo, ripensò a quando si persero per svariati giorni o mesi ogni volta che viaggiarono nel tempo, ma alla fine, il loro legame era tanto forte da farli reincontrare in un modo o nell'altro.
    Ripensava in particolare al giorno in cui lasciò la sua amata prima di partire settimane addietro, quella sera passò in fretta, Keira indossava una veste tutt'altro che signorile, come il sovrano Mar, anche lei era sempre stata uno spirito libero, portava una ridottissima veste color acqua marina che copriva appena il suo torace e la quale si concludeva appena sopra l'ombelico e le spalle coperte da piccoli spallacci rotondi e argentati di cui uno era posto su di un piccolo e corto velo roseo che le copriva delicatamente l'avanbraccio destro, calzava dei pantaloni maschili viola da un lato e violetto dall'altro simili a quelli che usava indossare fin da piccola, sorretti da una cintura di cuoio e che finivano col nascondere le sue esili caviglie e i suoi sandali, l'unico indumento effettivamente femminile che indossava, dei fragili sandali d'orati decorati da piccole perle bianche e rosa, al fianco destro portava una sorta di portafortuna, 2 penne bluastre e dalle venature gialle dorate, un ricordo del suo fido compagno di viaggi, un magnifico esemplare di Flut-Flut che l'accompagno in molti viaggi nella radura delle foreste a Est di Sandover o sulle immense e sconfinate spiagge a Ovest.
    Keira diede in dono a Mar la pergamena la quale annodò attorno l'arma del suo amato ripetendo a voce bassa e affranta l'intera iscrizione nella lingua Precursor:
    "Non abbandonare mai questo pensiero, tu sei luce, tu sei ombra, senza l'una, l'altra non esiste, che tu abbia portato morte o dato la vita, il passato è un ricordo, un sogno, un incubo, non ha più importanza ora, decidi chi sei, adesso."
    Il suo viso, mentre pronunciava queste parole, era basso, quasi volesse che quell'iscrizione fosse sbagliata, errata, erano soli nella stanza, la stanza più alta della torre della città di Sandover, il villaggio dove sono cresciuti, ora irriconoscibile, popolato da migliaia e migliaia di persone e cresiuto prospero in libertà.
    La stanza non aveva mura, solo colonne per sorreggere il tetto sotto il quale si poteva ammirare un panorama da togliere il fiato, il mare si apriva senza confini a Sud mentre a Nord si ammirava il profilo delle montagne in lontananza e le foreste ai loro piedi, il luogo era ben illuminato da decine di torce tutte attorno, il pavimento in mattoni era coperto da 5 immensi tappeti differenti per colori e dimensioni, sembrava un luogo di raduno per il popolo, cuscini e calici d'acqua erano posti ovunque a terra e il trono di Mar si levava alto e imponente su 3 gradini di pietra di fronte al quale si ergeva un grande ascensore di legno e corde appese per favorirne il movimento verticale attraverso i vari macchinari composti da ingranaggi appesi al soffitto.
    Mar teneva con una mano la lancia, mentre con l'altra sollevò delicatamente il viso della sua sposa triste, una lacrima scendeva sulla sua guancia fino ad entrare in contatto con il pollice del re il quale sfrego sulla pelle per asciugarla.
    "Jak..." Fece Keira desiderosa di rivedere negli occhi il ragazzo di cui si era innamorata, ma la severità che ne uscì, provocò in lei un profondo senso di nostalgia.
    Mar sospirò distogliendo lo sguardo da quello della donna forse per vergogna per ciò che era diventato, ma anche quello che era destinato ad essere, il sovrano di Heaven City.
    "Ti ho detto di non chiamarmi così." Disse offeso il re che si voltò diretto sul suo trono, Keira tornò a fissare il pavimento con una tristezza che la pervadeva in tutto il suo Eco, poi ella chiese:
    "Quindi hai deciso chi sei?"
    Mar salì i 3 gradini di pietra e poggiò l'arma al fianco del trono in legno d'orato che stava al bordo della stanza, fissò la pergamena con occhio fermò e riflessuoso, poi rispose:
    "Non l'ho deciso io."
    Keira a questo punto decise di alzare il suo sguardo per domandare alzando il tono della sua voce:
    "Chi allora? I Precursori? Il destino?" Continuò avanzando sul primo gradino oscillando a destra e sinistra indicando nel vuoto a braccia aperte.
    La Regina tentò di incorciare il suo sguardo con quello del Re, ma non ricevendo alcuna risposta concluse con voce tremolante:
    "Il destino ci mette solo davanti a delle scelte Jak, ma siamo noi a dover decidere."
    Il Re non volle dar alcun cenno di collaborazione, Keira continuò a dar lui nuove occasioni di dialogo, ma comprendendo che non ce ne sarebbero state in quel momento, sospirò, poi pensierosa fece:
    "Che ti è successo? Mio padre ha dato la vita per te, ogni goccia del suo Eco, ogni suo insegnamento tu l'hai gettato via come se davvero non ne avessi bisogno!"
    "Questo non è vero!" Affermò il sovrano senza dare cenno di alzare lo sguardo.
    "Ah, no? No?! Guardati "MAR", ossessionato dalla conquista, ossessionato dal potere!"
    "Io lo faccio per il mio popolo!" Si giustificò Mar ad alta voce voltandosi verso la sua Regina, la quale replicò:
    "Il NOSTRO popolo è contento così, non ha bisogno di piangere la perdità di altri uomini!"
    "Ne perderemo ancora se non facciamo nulla!" Spiegò il Re, ma Keira non voleva sentire ragioni, diede le spalle al suo sovrano e si diresse verso il montacarichi in legno al centro del salone sperando:
    "Spero solo tu comprenda il senso di quella pergamena quando sarai lì fuori."
    Mar tentò di raggiungerla e continuò:
    "Che cosa dovrei fare?! Restarmene qui senza far niente?! Mentre quei mostri crescono sempre più forti e numerosi? Ricordi il male di cui sono capaci!"
    Allora Keira, raggiunta dal Re, si voltò bruscamente gridando a pieni polmoni:
    "Io non posso perderti di nuovo!"
    I 2 si zittirono, entrambi si guardavano negli occhi, Mar vide in quelli della sua amata, seguito da una forte rabbia, un immenso dolore il quale aprì un cratere nel suo stomaco e nel suo cuore difficili da colmare in quel momento.
    "Non posso, non voglio... vederti partire ancora." Concluse la Regina abbassando la testa per nascondere gli occhi lucidi pronti a scoppiare in lacrime.
    Mar allora, afferrando dolcemente le spalle di Keira, decise di dare ragione alla sua musa e compagna di letto affermando:
    "Questa è una mia scelta Keira, lo faccio per il nostro popolo, per la nostra terra..."
    Con la mano sotto il mento di lei, ora Mar alzava nuovamente l'indifeso viso della sua sposa concludendo poi:
    "Lo faccio per noi."
    Abbassando in fine il braccio per accarezzarle il ventre.
     
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