che fantasia...

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  1. Megaman X
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    Comunque fai quello che vuoi, hai una vastissima scelta! Anzi no, che dico? All'infinito! La fantasia è un arte che nasce ovunque e in ogni momento! Puoi basarti su un numero infinito di storie, l'importante è che sia scritto grammaticamente bene, alla fine è questo che importa ai professori... -_-
     
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  3. sorax
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    Ecco:)cosa ne pensate?ci sono errori SECONDO VOI?



    La fronte era imperlata di sudore, il colletto rigido della camicia inamidata era ormai ingiallito e aveva provocato una curiosa striscia rossa sulla gola di Bennett, quasi un preludio al sapore della corda che probabilmente lo avrebbe avvolto, come una costosa sciarpa nelle infinite notti invernali.
    Il fazzoletto strisciava freneticamente sulle gote per asciugare la pelle grondante, un’ impetuosa cascata d’acqua salata che gli finiva dritta negli occhi. Diamine, non poteva certo perdersi lo spettacolo. Erano giorni che se ne parlava, giorni che in città si attendeva solamente quel momento, temuto e sognato.
    Se c’è qualcosa di cui hai paura, vecchio mio, non fai altro che aspettarla per provare l’emozione ed il terrore di cui gode la mente umana. Ognuno teme una pistola carica, ma nessuno esce di casa senza che il cinturone sia saldo ai fianchi e pronto all’uso.

    -oggi fa un caldo tremendo, che il diavolo lo porti!- affermò Bennett. Il ragazzo alla sua sinistra neppure lo guardò, attese solamente che dai lati della città comparissero i protagonisti. Era quasi ora ormai, tanta gente affollava gli sporadici ripari alla ricerca di un po’ d’ombra ristoratrice, qualcuno aspettava un segnale dall’interno del Saloon, impegnato ad ingollare l’ultimo whiskey o a barare a dovere per l’ultima mano di poker.
    L’orologio del municipio sembrava dormire come sempre ma i rintocchi si fecero sentire con solenne disattenzione, placidi e puntuali come il tramonto. I bambini furono spediti a casa, con le buone o con le cinghiate, poco importa se necessarie.
    Se una schiena ti chiede di essere raddrizzata, vecchio mio, usa il modo più opportuno. Non curarti delle urla e dei pianti che ascolterai, un giorno ti ringrazieranno.
    Erano le tre del pomeriggio a Huachuca City. Un pomeriggio bollente come il ghiaccio, caldo come il sangue che scorre nelle vene e che presto avrebbe disegnato curiosi arabeschi sulla terra acerba della città e che poi sarebbe tornata preda di carri, cavalli, speroni e risate di bambini.

    -eccoli!- disse una donna. Un’espressione densa di sorpresa e di angoscia, di attesa e paura. La folla bisbigliò frasi inutili ed incomprensibili, sembravano parlare senza voler farsi sentire, creando un fastidioso cinguettio che ben presto si disperse nella torrida valle che inghiottiva la città. L’uomo di Sierra Vista procedeva lentamente, il cavallo manteneva occhi bassi e narici aperte per rubare ossigeno. Come il suo cavaliere.
    L’ombra schiaffeggiava il terreno imponendo una voragine nera che strideva col giallo accecante sul quale gli zoccoli del mustang battevano inesorabilmente, dando vita ad un ritmo cadenzato e continuo, una nenia scritta da qualche cavaliere solitario, diretto verso un posto dimenticato da Dio per far cantare, forse per l’ultima volta, l’amica fidata che riposava ancora nella fondina di cuoio.
    L’uomo di Sierra Vista era temuto ed ammirato, odiato e osannato, detestato e divinizzato. Banche, mandrie, diligenze.
    Ti ricordi, vecchio mio, quando il Daily schiaffò in prima pagina l’assalto alla diligenza del governatore? Quel bastardo ancora sente il sapore della canna premuta sulla lingua e la moglie, quella baldracca proveniente da un lurido bordello di Tijuana, ancora non ha riacquistato la favella per la paura. Si esprime come un poppante, non che prima fosse in grado di proferir frasi sensate, capace solo a degustare ben altre canne che non quella di una pistola carica.
    L’uomo di Sierra Vista fermò il mustang. Scese da cavallo. Alzò gli occhi verso il cielo dove le nuvole, forse per un triste presagio, avevano preferito starsene alla larga. Calò il cappello sulla fronte ed alzò il fazzoletto sulla bocca e sul naso. Doveva solamente restare in attesa. L’odore ed il sapore del sangue, in effetti, non erano congeniali per chi la pistola l’aveva spesso brandita ma raramente usata. Era la giusta distanza.
    Gli spalti immaginari, costituiti da finestre e spazi ombreggiati erano gremiti di curiosi in attesa fremente del rumore del colpo, del fragore di un tuono mortifero che avrebbe lambito la valle sonnolenta ed immobile.
    Poche donne assistevano, alcune solo per recitare un tremolante rosario per l’anima di colui che, come ultima cosa della propria esistenza, avrebbe visto la cadente insegna del fetido saloon di Huachuca City.
    Una lieve brezza iniziò a solleticare i volti, le barbe incolte degli uomini e i capelli raccolti delle donne. Una brezza calda e polverosa. Meglio così, pensò Bennett, un’anima, tra poco, volerà via più in fretta, aiutata dal vento a trovare la strada per l’inferno.

    Un hunter irlandese bianco come un velo da sposa si appressava sulla via della città, danzando sulle zampe e sventolando la folta criniera. Le case si avvicinavano sempre più a velocità costante. Sun City distava solo poche miglia, eppure la calura sembrava aver ampliato a dismisura il percorso.
    Quando corri verso la morte, vecchio mio, il respiro si appesantisce, la gola s’indurisce e le mascelle iniziano a pulsare con un impercettibile tremolio. Qualunque sia la distanza che ti separa dalla tenebra, sembrerà sempre un lungo, interminabile corridoio verso il buio.

    Appena entrato in città, l’hunter irlandese si fermò, obbedendo rispettosamente al comando del proprio cavaliere. Una timida nuvola di polvere si alzò a causa degli zoccoli che scivolavano sul terreno, avvolgendo l’uomo che scese lentamente da cavallo e regalando un sinistro effetto ottico degno del miglior Lucifero, contornato dalla nebbia salita dagli inferi, giunto in quella landa desolata per raccogliere una nuova anima perduta.
    In pochi lo conoscevano, eppure il pistolero di Sun City godeva di un’invidiabile reputazione presso gli uffici dello sceriffo di molte contee. Bennett aveva già incontrato quegli occhi di ghiaccio il giorno che lasciarono sul terreno, imbevuto di sangue, il corpo esanime del giovane Malloy, reo di aver cercato di vendicare la propria madre stuprata giorni prima da quel tipo dopo una sbornia colossale. Difficilmente Bennett avrebbe dimenticato il tanfo di corda bruciata prodotto dalla Colt, misto all’odore dolciastro di tabacco che, imperterrita, la bocca sotto gli occhi di ghiaccio continuava a masticare e sputare. Sapeva bene che quel giorno avrebbe potuto di nuovo assaporare quel tanfo.
    Cadde il silenzio. Solo l’insegna del barbiere ballava al ritmo della brezza, il resto manteneva uno statico mutismo. Gli occhi degli abitanti spettatori di Huachuca City si spostavano fulminei verso entrambi i lati della strada, per non perdere eventuali impercettibili movimenti dei due hombres.
    L’uomo di Sierra Vista, il cappello calato sulla fronte, il fazzoletto a coprire il naso.
    L’uomo di Sun City ed i suoi occhi di ghiaccio.
    Le donne pregavano. Gli uomini aspettavano. Bennett si asciugava il sudore copioso.
    Il becchino sorrideva. Una cassa era già pronta.
    -oggi fa un caldo tremendo, che il diavolo lo porti!- il sole a picco sembrava essersi fermato in attesa del fragore vibrato da una pistola.
    Erano a circa quaranta metri l’uno dall’altro, quaranta metri che li dividevano dall’ultimo soffio di vita. Immobili, tesi come la corda di un impiccato. Le braccia scivolarono lentamente lungo i fianchi, appressando la mano destra ognuno alla fedele pistola, accucciata nella fondina, pronta a scattar fuori come una molla infernale. Attimi infiniti.
    Gli occhi dei gringos si sfidarono, si penetrarono, si studiarono quasi a sperare di leggervi le intenzioni vicendevoli, di percepire con fulmineo anticipo le mosse dell’avversario.
    Le donne smisero di pregare, in attesa ormai solamente di un rumore assordante e di raccogliere da terra un uomo spento per mano di un pistolero più abile e veloce.
    Le dita pizzicavano il calcio della pistola, fremevano per impugnarlo.
    Fu un secondo. Forse meno. Il movimento del braccio dei pistoleri, un moto meccanico senza cedimenti, improvviso, nervoso, fulmineo. Due tuoni in un cielo senza nuvole scossero i timpani degli abitanti di Huachuca City. Un nugolo di passeri volò via impaurito dal campanile del municipio. Il sudore di Bennett si arrestò quasi in attesa dell’esplosione assordante delle armi, resa ancor più drammatica dall’eco della valle.
    Il gringo cadde sulle ginocchia, la pistola sfuggì dalle mani, ormai senza presa; il respiro affannoso era coperto dal rimbombo lontano dei colpi. Un proiettile era andato a segno, l’altro, forse, no. Il corpo si abbandonò in avanti, le mani afferrarono la terra affondando nella polvere. A quaranta metri, un pistolero era rimasto immobile, pietrificato dalla tensione. La pistola fumante era ben salda nella mano destra le cui nocche bianche lasciavano trasparire la solidità e la vigoria con cui era impugnata.
    Nessuno si mosse.

    La voce stridula della giornalista ripercorreva i fatti di cronaca avvenuti nelle ultime ore. Non c’era giorno che quella sveglia non funzionasse. Inesorabilmente alle sette del mattino, cascasse il mondo, era lì a starnazzare il suo buongiorno.
    Quando la mente assonnata si risveglia da un torpore concentrato, vecchio mio, fai mille fatiche a distoglierla.Alzati, lavati i denti, prendi i vestiti,. Cento volte lo stesso sogno, cento volte la stessa fine. Una fine senza fine.
    Ci rivediamo stanotte, Huachuca City.

    PS
    ancora non ho deciso il titolo.quale potrei dargli?fatemi sapere;)

    Edited by sorax - 7/3/2013, 18:34
     
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  4. Megaman X
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    MMMMAAAAA QQQUAAAAAANNNTT' èèèèèèèèè LLLUUUNNNGGOOOOOOOOOOOO!!!!!! è solo un tema, non una storia per un fumetto! XD Comunque, sembra essere ben scritto! :-))
     
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18 replies since 5/3/2013, 16:29   123 views
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